Spaghettoni ai funghi

Oggi è una giornata perfetta per stare in casa, anzi per mettersi ai fornelli. Fuori nevica, sapete quei bei grandi fiocchi bianchi che si adagiano volteggiando su tutto? Strade, steccionate, alberi… Siamo venuti a trovare Alessandra per il weekend e così tutte e due abbiamo deciso di metterci in cucina.

Cosa abbiamo preparato? Una ricetta trovata su un vecchio libro di cucina. Ricetta scelta da Alberto. Il titolo diceva Bucatini agli ovoli, che noi abbiamo cambiato in Spaghettoni ai funghi ( per mancanza di ovuli e di bucatini 😉😂😂)

Questo piatto è stato una piacevole sorpresa perché non avevo mai trovato una ricetta che mettesse assieme ai funghi anche acciughe e tonno. Beh, risultato sorprendente e piatto che rifarò.

Ecco la ricetta

Ingredienti per 4 persone:

  • 400 gr. bucatini (spaghettoni)
  • 500 gr. ovoli (nel nostro caso funghi misti)
  • 1/2 spicchio di aglio
  • 4. filetti di acciughe ben puliti
  • 100 gr. tonno in scatola
  • olio, sale e pepe
  • prezzemolo
  • parmigiano grattuggiato

Come si fa: Pulire i funghi, lavandoli velocemente e tagliandoli a fettine piuttosto sottili. In un largo tegame mettere 4 cucchiai di olio con l’aglio e fare imbiondire. Unire i filetti d’acciuga, cercando di ridurli in pontiglia con l’aiuto di una forchetta. Aggiungere il tonno spezzettato ed i funghi. Salare e papare. Coprire con un coperchioe cuocere a fuoco lento per 20 minuti. (se necessario aggiungere un pochino d’acqua). Nel frattempo lessate la pasta in acqua bollente salata. Quando è al dente, trasferirla nel tegame dei funghi e amalgamare bene con fiamma media.( io ho aggiunto un pochino di acqua di cottura e ancora qualche cucchiaio di olio) Spegnete e finite con una bella dose di parmigiano e il prezzemolo tritato.

Enjoy!

La boule de neige

Le ho sempre amate. Sin da quando ero bambina mi fermavo ad osservarle, la nonna ne aveva una abbastanza grande che sistemava sul piccolo tavolo dell’anticamera

Le boule de nèige sono sempre state fra le cose che mi dicevano : Natale in arrivo.

Quelle piccole sfere di vetro sanno catturare la magia del Natale. Una volta capovolte i minuscoli fiocchi di neve avvolgono gli oggetti che si trovano all’interno ed io vengo trasportata in un mondo un po fiabesco dove c’è calma , dove tutto è innocente e puro come la neve bianca, dolce, delicato, leggero… dove il suono del carillon mi da serenità, mi riporta bambina e mi fa sognare.

Ho trovato questa fiaba natalizia che parla di una boule de neige. Ve la propongo, magari piace anche a voi . L’ho trovata sul blog https://www.milibroinvolo.it di Domizia e nel frattempo vi abbraccio

La boule de neige 

Domizia Moramarco

Visse quella giornata nella certezza che qualcosa di straordinario le sarebbe accaduto. L’ultimo mese dell’anno era da poco iniziato e a Miriam era stato imposto di consumare le settimane di ferie prima dell’arrivo del Natale. Si era dedicata, così, alle faccende domestiche con consueta abitudinarietà, mentre una voce dal profondo le sussurrava che quello sarebbe stato il giorno. La sua vita non era mai stata sconvolta da eventi clamorosi, o forse Miriam evitava di incorrervi, dato che si ostinava a definire la sua esistenza “un mare piatto”, consapevole che sotto quella lastra, indurita e trasparente, si annidava un popolo di creature selvagge, di cui lei aveva paura. Non voleva affacciarsi a guardare, nel timore di venire risucchiata in quel mondo sconosciuto. A volte, in punta di piedi, ne sfiorava la superficie, per poi ritrarsi, rapidamente. Lo aveva fatto anche quando il ragazzo timido dagli occhi verdi della libreria le si era avvicinato, chiedendole di uscire assieme.

Si erano visti una sera, lui l’aveva portata al cinema e si erano seduti nelle file più lontane dal grande schermo, in un angolo buio dove potevano contare le ombre davanti a loro, disegnandone i contorni con le dita. All’improvviso, il ragazzo le aveva posato la mano sulla sua. Lei lo aveva lasciato fare, mentre un piccolo pesce rosso si era improvvisamente affacciato dalla lastra, creando una crepa che le aveva fatto sussultare il cuore, come nessuno mai era riuscito fino ad allora. Quando poi, il sospiro del ragazzo si era fatto più intenso e, timidamente, aveva avvicinato le labbra alle sue fino a sfiorarle, Miriam aveva sentito uno schianto profondo su quella lastra e per un attimo le era sembrato di affogare. All’improvviso riemerse, aprì gli occhi e, di fronte a quelli chiusi del ragazzo, capì che non ce l’avrebbe fatta a salvarsi dalla minacciosa marea in arrivo. Così, si era alzata ed era fuggita via, correndo. Non seppe mai se il ragazzo l’avesse rincorsa, o meno. Si era nascosta nella toilette e ne era uscita solo poco prima che il cinema chiudesse i battenti.

Non frequentò più l’università, ma si cercò un lavoro su turni, optando per quello notturno. Scomparve, così, alla vista della città.

Quando di giorno tutti aprivano le finestre sulla loro vita, lei chiudeva le sue e si rannicchiava nel letto, sprofondando in un sonno infinito. E di notte apriva l’uscio per scappare furtivamente con la sua utilitaria sgangherata verso la fabbrica, a molti chilometri dal paese. Riponendo un tappeto dalla trama pesante sulla lastra sotto di lei, si era congedata per anni dalla vita.

Quella mattina, però, qualcosa si stava sgretolando sotto i suoi piedi, lo sentiva. A sera, guidata da un istinto da automa, afferrò dall’armadio il cappotto rosso che non indossava quasi mai e, chiusa la porta alle spalle, cominciò a percorrere il viale alberato che conduceva nel centro storico del paese. Stringendo il bavero sul collo, sfidò la piccola tormenta di neve che si era sollevata improvvisamente.  Si smarrì e, colta da un inaspettato tremore, ripercorse un portico che aveva dimenticato esistesse, più e più volte.

D’improvviso, una fioca luce zampillò dal vetro di una vetrina. Miriam seguì quella piccola scia luminosa che la chiamava a sé. Giunta dinanzi al negozio, fu accecata da un bagliore improvviso. Coprendosi gli occhi con le mani, avvicinò il naso al vetro e allora la sentì ancora quella vocina profonda che l’aveva assillata per tutto il giorno.

“Sono qui – diceva – prendimi”.

E Miriam allungò la mano e il vetro si infranse.

Il mattino seguente, il corteo di nuvole che avevano offuscato il sole il giorno prima fece spazio a un sole regale che sciolse i rimasugli della neve caduta durante la notte. Era una domenica di dicembre che annunciava l’atmosfera natalizia e i primi acquirenti compulsivi si erano riversati per le vie del centro alla ricerca dei loro doni.

Una manina appiccicaticcia batté sul vetro di una vetrina e, lungo il portico, echeggiò una vocina stridente: “L’ho trovato mamma! Il mio regalo di Natale è qui!”

La donna che accompagnava la bambina spinse il suo braccio nascosto da un morbido manto di pelliccia verso la vetrina del negozio e esortò la figlia a entrare nel locale.

“Posso esservi utile?”, chiese il negoziante con tono gentile.

 “Vorremmo acquistare una boule de neige” rispose la donna.

“Ve ne mostro qualcuna in particolare?”

 “Sì, mia figlia ha scelto quella lì in alto” e così dicendo indicò la boule de neige posta al centro del robusto scaffale di legno, tra due bambole di porcellana dagli occhi verdi e le labbra dipinte di rosso.

Il negoziante si sollevò sulle punte e afferrò il gingillo, smuovendo fiocchi di una sottile polvere glitterata, mentre una fanciulla in miniatura, avvolta nel suo pesante cappotto rosso, rimase a testa in giù per alcuni secondi.

dicembre

La neve scende impalpabile e leggera, la guardo dalla finestra della casa di Varese e mi regala una calma inattesa. Ne ho bisogno perché lo scorso mese è stato molto faticoso, è mancata la mia mamma ed ora sono qui a guardare fuori dalla finestra questi fiocchi bianchi e a pensare.

Il mio amore per il Natale forse mi deriva anche da lei, e quello che stiamo vivendo sarà forse il Natale più strano della nostra vita ma sempre un periodo di gioia deve essere.

Così ieri sono scesa in cantina ed ho iniziato a portare in casa qualche scatolone. Il camino si è vestito di lucine, rami di abete, una piccola ghirlanda di fette di mandarino essicate in forno qualche giorno fa e della mia collezione di boule de nèige.

Sono apparse anche le calze appese a delle belle renne che mi regalò tantissimi anni fa (diciamo una ventina?) Jennifer. Le riempirà la sig. Befana e speriamo non ci sia solo carbone….

Quando ero bambina la mia mamma ci metteva: mandarini, arachidi, qualche pezzetto di carbone, una buona dose di caramelle ed un piccolo regalo. A casa nostra la Befana aveva l’onore di portare via il gigantesco albero che troneggiava in un angolo della sala da pranzo e a me dispiaceva un sacco non poter più ammirare le palle delicate e le lucine colorate.

La nostra tradizione di decorare l’albero tutti assieme sarà rispettata anche quest’anno anzi avremo Margherita che renderà tutto speciale.

Ci saranno dei cambiamenti difficili da affrontare ma la vita è così e va affrontata con coraggio sempre.

Voi cosa fate di bello? Quest’anno sembra che tutti si siano portati avanti con le decorazioni e tutto il resto, anche voi?

Vi abbraccio e prometto che mi farò viva presto!

Cosa ne dite di una meringata?

La meringata è un dolce che mi porta indietro nel tempo.

Quella che vi presento oggi è una ricetta non proprio classica ma è quella di uno zio pasticcere che faceva apposta per la mia mamma.

È un dolce che mi riporta alla mia infanzia, a quando gli zii venivano a cena da noi il lunedì sera (giorno di chiusura della pasticceria). Con l’arrivo dell’autunno in casa arrivava la meringata di zio Peppo che non era esattamente quella che proponeva alle sue clienti ma era speciale e fatta apposta per noi. Vi ho incuriosite? Bene era quello che volevo 😉 Continuate a leggere

Ingredienti:

per la meringa

  • 200 gr. albumi
  • 200 gr. zucchero a velo
  • 200 gr. zucchero semolato fine
  • 1 pizzico di sale

per la farcia

  • 500 gr.panna fresca da montare
  • 1 cucchiaio zucchero a velo
  • 200 gr. cioccolato amaro (71%)
  • amarene Fabbri (io ne ho messe una ventina)
  • cacao in polvere per guarnire

Come si fa:

Preparare le meringhe: (io lo faccio il giorno prima) Mettere in un robor da cucina con il gancio per montare. Iniziare a montare gli albumi con il pizzico di sale. Nel frattempo unire in una ciotola i due zuccheri e mescolarli fra di loro. iniziare ad unire la metà degli zuccheri ai bianchi d’uovo e montare per 10 minuti a velocita sostenuta. Il composto diventerà lucido e molto consistente. A questo punto unite il restante zucchero e mescolate delicatamente dal basso verso l’alto con una spatola in modo da non smontare la meringa. Su una placca da forno coperta da carta appoggiate delle cucchiaiate di meringa. Non è indispensabile siano perfettamente uguali ma circa della stessa dimensione. Infornare a 100 gradi per almeno 2 ore. Lo so è parecchio tempo ma così la meringa resterà friabile e asciutta all’interno. Lasciate raffreddare le meringhe all’interno del forno leggermente aperto. Passiamo alla parte divertente, ora. Montate la panna fresca con un cucchiaio di zucchero a velo, tagliate a coltello il cioccolato, unirlo alla panna. Aggiungete le amarene. Tagliate a metà le meringhe con un coltello (io ne ho usato uno con la seghetta perché l’ho trovato piu facile). mettete i fondi delle meringhe alla base del recipiente in cui presenterete il dolce. Riservate la parte sopra delle meringhe per abbellire la meringata. Sbriciolate alcune meringhe nella farcia di panna ed appoggiatela sulla base della torta. “Chiudete” il tutto con i “coperchi” delle meringhe. Se desiderate potete spolverare il cacao ed aggiungere ancora qualche amarena.

Questo dolce si serve a cucchiaiate e trovo la cosa estremamente conviviale.

Enjoy!

La luce dorata di Settembre

Il tempo corre così veloce…. Siamo quasi alla metà di settembre, un tempo accompagnavo a scuola i bambini, mi fermavo a bere un caffè con le mie amiche e poi iniziava la giornata.

Oggi vivo una situazione diversa. I miei figli non li debbo più accompagnare a scuola ed il caffè lo continuo a bere con amiche nuove, ma non per questo meno care di quelle di un tempo.

Nonostante le tante belle stagioni dell’anno il mese di Settembre è sempre fra i miei preferiti. È il mese del cambiamento: nelle temperature, negli armadi, in cucina. È il mese in cui quando esco respiro a pieni polmoni i profumi nuovi che impregnano l’aria, osservo le foglie che cominciano a cadere svolazzando sul terreno, mi godo la luce più dolce che ci regala il sole.

Central Park fra qualche tempo sarà splettacolare con i suoi rossi, i gialli e i fiori che verranno messi a dimora in alcune zone. Camminerò in questo angolo di New York che continua a sorprendermi stagione dopo stagione. Mi porterò una cupcake e la gusterò su una panchina con calma, ascoltando i rumori ovattati della città. Ovattati grazie alle piante, ma anche perché il traffico che rendeva New York una città rumorosa e caotica oggi non c’è ancora. Il Covid ha stravolto la città ed i suoi abitanti. Io resto però fiduciosa, torneranno i turisti, si tornerà a mangiare all’interno dei ristoranti ed io volerò finalmente in Italia per abbracciare la mia famiglia e per conoscere la mia nipotina. Non vedo l’ora!

E voi? Come sta andando il vostro Settembre?

Foto apertura mypiesite

La mia “quasi” panna cotta alla vaniglia ( non è solo panna😌)

Estate, caldo e dolci… si ma quali? La mia scelta va a quelli che si fanno veloci, che devono riposare in frigorifero e che oltre che buoni sono pure belli e facili. Siete d’accordo con me? Siiiiii?

La ricetta che vi propongo è un mix fra quella di due care amiche: Csaba dalla Zorza e Alessandra. Secondo me è davvero buona! Lo conferma la velocità con cui finisce sempre alla svelta.

Bene, allora andate a comperare gli ingredienti che elencherò qui sotto e mettetevi all’opera.

Ingredienti per 8 persone:

  • 600 ml. panna liquida fresca
  • 150 gr. zucchero a velo
  • 5 fogli di gelatina
  • 600 gr. yogurt alla vaniglia
  • 1/2 cucchiaino di estratto di vaniglia
  • 2 cestini di fragole fresche
  • 2 cucchiai di zucchero semolato
  • olio di semi per lo stampo (che consiglio di silicone)

Come si fa: Mettere la panna in una casseruola, aggiungere lo zucchero a velo e l’estratto di vaniglia. Portare dolcemente a quasi ebollizione (si devono formare piccole  bollicine solo all’esterno della pentola) mescolando. Mettere i fogli di gelatina in un contenitore coperti  con acqua fredda. Farli riposare per 5 minuti e dopo averli strizzati bene unirli alla panna. Mescolare bene sino a quando la gelatina è completamente sciolta. Togliere dal fuoco e unire lo yogurt alla vaniglia. Mescolare sino ad ottenere una crema senza grumi. Usando un pennello oliare lo stampo. Versare nello stampo la crema dopo averla passata per un colino a maglie strette (così sarete sicure di non trovare grumi). Fare riposare in frigorifero per 5/6 ore. Preparare la salsa alle fragole: lavare e tagliare a pezzetti la frutta. Mettere le fragole in una piccola casseruola assieme allo zucchero. Mescolando fare cuocere sino a quando la frutta si “disfa” e assume l’aspetto di composta. Al momento di servire il dolce riempire una ciotola di acqua calda, immergere lo stampo per 15 secondi nell’acqua quindi capovolgere nel piatto di portata. Accompagnare con la salsa alle fragole.

Enjoy!

 

Vacanze, covid e New York

Finalmente estate! Estate e vacanze…. ma voi le fate le vacanze quest’anno?

Viviamo ancora a New York. Lo scrivo perché mi sono eclissata negli ultimi due mesi, sorry guys! E stiamo vivendo in una città diversa…. Il caos di alcune zone turistiche è inesistente e se da una parte ne sono quasi contenta, dall’altra ne sono dispiaciuta. Vedere le strade deserte è bizzarro. Nella zona in cui viviamo noi la situazione è leggermente migliore: ci sono persone che vanno a fare le commissioni (come me….), la spesa nei supermetcati aspettanto pazientemente in fila per entrare (eh sì, noi siamo ancora messi così…), che si fermano a guardare le vetrine (anche se parecchie saracinesche non si sono alzate), che cenano nei ristoranti all’esterno dove sono state allestite zone graziose e piene di piante e fiori, ma le malls non sono state ancora aperte.

La città è semi-deserta anche perché chi ne ha la possibilità va nella casa di vacanze. Noi non abbiamo una casa dove rifugiarci così ci ritagliamo dei piccoli week end lontano dalla città, ospiti di amici simpatici e generosi.

L’idea di passare tutto il mese di Agosto in un appartamento non mi entusiasma! I nostri piani erano diversi… vedremo.

Ho un desiderio “insane” di passeggiare nelle piccole città d’arte italiane, di camminare sui sentieri dei boschi delle montagne valdostane, ammirare un tramonto seduta in riva al mare, bere un aperitivo al fresco di una pianta secolare o all’ombra di un portico con i muri sgretolati.

E voi? Avete piani vacanzieri?

Questo covid sta davvero cambiando le nostre abitudine e le nostre vite. All’inizio tutto era strano. La paura/preoccupazione si era impadronita di noi, ora riusciamo a tenerla sotto controllo… ma effettivamente indossare la mascherina con 35 gradi e un’umidità altissima è faticoso, portare in borsa il disinfettante per le mani e non poter abbracciare tutti quelli che vorremmo fa parte di una nuova normalità.

In Italia come vanno le cose? Riuscirete a ritagliarvi una piccola vacanza in questo mondo nuovo?

Mi raccontate i vostri piani o i vostri sogni per le vacanze? Io vi dico che continuo a sognare di poter rientrare ad Agosto. Lo continuo a sperare e volere con tutte le mie forze, lo desidero con tutta me stessa perché…. perché la mia famiglia si allargherà e allora bisogna esserci per dare il benvenuto a questa piccina! Vi pare?

Attendo i vostri commenti come sempre, mi sono mancati in questi due mesi!

Un grande abbraccio a tutti voi, a presto 😘

foto mypiesite e pinterest

Amicizia e menzogne

Anche a voi sembra che queste due parole non possano andare a braccetto?

Ho già scritto altre volte sull’amicizia, è uno di quegli argomenti che mi sono cari. L’amico è una persona importante nella mia vita, è colui che mi conosce a fondo, colui che mi sa leggere e a cui permetto di leggermi. Patrizia, Isa, Monica, Alessandra, Margot. Potrei aggiungere altri nomi alla lista ( ma non troppi…) Tutte loro mi fanno stare bene, con loro so che posso essere me stessa, a loro so che posso confidare segreti, gioie o preoccupazioni, so che non ci sono invidie nascoste, so che sono leali, che mi dicono le cose come stanno, che mi aiutano quando ne ho bisogno.

Le amicizie recenti o di lunga data hanno tutte due caratteristiche: lealtà e sincerità Questi sono i miei due fondamentali. Certo a volte sono prerogative che non tutti hanno, ma io sì. Me le hanno insegnate sin da piccola: rispetto, sincerità, generosità, fiducia, solidarietà e stima. Questi sono i valori importanti che cerco in un’amico e sono gli stessi con cui sono cresciuta e che spero di aver passato ai miei figli.

Loredana del blog https://www.snowinluxury.com/ ha scritto di amicizia e delusioni che sono derivate dall’aver riposto fiducia nelle persone sbagliate.

Capita di sbagliarsi a volte, ma si va avanti. Si chiude un capitolo ma non per questo i valori vanno perduti.

Però no, amicizia e menzogne non vanno proprio a braccetto!

La pensate come me?

Un abbraccio a tutte voi! 😚

Sag Harbor e gli Hamptons

Siamo a circa 2 ore da New York. Gli Hamptons sono i luoghi di villeggiature della upper class newyorkese. Sono tante città  affacciate sull’oceano, con le grandi spiaggie bianche, le ville enormi e i piccoli centri dove andare a comperare il pane ed il gelato. Mi hanno sempre affascinato, forse anche grazie ai tanti film che hanno girato nelle zone. Gli Hamptons hanno un loro stile  unico, fatto di abbigliamento rilassato camicie a righe, pantaloncini corti e cappelli di paglia. Uno stile lontano dagli eccessi della Florida e dai bikini della California. Gli Hamptons sono la mia dimensione ideale, se potessi ci vivrei sempre!

Cosa mi affascina di più? Mi piace l’oceano, sempre così agitato che frange le sue onde sulla spiaggia selvaggia, mi piacciono le grandi ville con le finestre bianche e le pareti di legno grigio lavato dalle intemperie, mi piacciono i boschi dove si incontrano i cerbiatti, gli scoiattoli, i tacchini e gli orsetti lavatori, mi piacciono i fari disseminati sulla costa.

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Mi piacciono le cittadine ordinate con i piccoli negozi di arredamento ed abbigliamento, le caffetterie, i ristorantini dove  mangiare i granchi appena pescati.

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Mi piacciono le cittadine famose e iperconosciute come Southampton, Easthampton e Montauk ma anche quelle più discrete e ricche di storia come Sag Harbor. 

Sag Harbor è una piccola città diventata molto famosa nell’ 800 per via del suo porto e grazie alla lavorazione dei prodotti derivati dalla lavorazione della pesca alle balene.  Ma forse è anche conosciuta da tutti quelli che hanno letto il famosissimo Moby Dick. Sì perché questa città la troverete menzionata in più di un capitolo del libro.

È una città ordinata, con la via principale ricca di negozietti anche di antiquariato, troverete un piccolo museo sulle balene, il cimitero poco fuori dal centro e tante case d’epoca ristrutturate senza stravolgerne il fascino originale. Un vecchio villaggio di “pescatori” divenuto negli anni un luogo di villeggiatura amato anche da scrittori famosi.

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Questi luoghi sono belli sempre, in qualsiasi periodo dell’anno.  Anche  ora in periodo di covid l’aria che si respira è diversa da quella della città. Le persone hanno comunque gli occhi gentili che si illuminano quando ti incontrano – sebbene semi nascosti dalla mascherina – mentre fai acquisti nei piccoli supermarket o quando passeggi sulla spiaggia. I negozi in questo periodo speciale sono quasi tutti chiusi ma le loro  vetrine mi fanno comunque sognare con gli oggetti per la casa che comprerei tutti, con le camicie di cotone o lino leggeri, con i cappelli dalle foggie particolari e le scarpe di corda dai colori del mare.

Vi assicuro se potessi vivrei in questi posti sempre, inverno compreso, quando  il vento gelido soffia dal mare e ci si mette davanti alla finestra ad osservarlo.

Foto @mypiesite

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