Vita da cani a New York

Arrivare in una grande metropoli con  un cane, specialmente delle dimensioni del mio, può complicare un tantino la vita. Quando eravamo alla ricerca della casa alcuni condomini ci erano decisamente vietati perchè il regolamento non ammetteva cani dal peso superiore di 15/20 kg. ( Zion ne pesa circa 50….). Questa restrizione ha fatto si che vedessimo un numero inferiore di appartamenti ma nel contempo ci ha velocizzato la scelta. Non tutto il male vien per nuocere….

Una volta trasferiti in città tutti abbiamo dovuto creare una nuova routine. Presuppongo che anche il mio cane abbia dovuto adattarsi alla nuova vita. A Varese bastava aprire la porta e lui usciva in giardino (quanto mi manca il mio giardino….) Nelle  stagioni intermedie si sdraiava al sole e faceva delle pennichelle lunghissime, quando era troppo caldo si sdraiava sotto le piante o sulle scale, mentre in inverno si rifugiava in casa. Tutte queste abitudini sono andate perse e sostituite dalla classica  passeggiata. A dire il vero sono almeno 3/4 al giorno. Le nostre mete sono l’Hudson river, che è proprio di fronte a casa e dove ci sono delle aree dedicate ai cani che si possono lasciare liberi, Central Park che dista una decina di minuti oppure girovaghiamo per le vie e per i negozi. Sì andiamo per negozi!  In Italia siamo soliti vedere dei cartelli abbastanza antipatici che dicono: io devo restare fuori, qui i cani possono entrare quasi ovunque (al supermercato no e a ragione….)

Ci sono addirittura alcuni ristoranti dove il cane può entrare e che offrono una ciotola d’acqua fresca. Sotto casa, lungo il Riverside Park c’è il Boat Basin Cafè uno di quei bar dog friendly di cui vi parlavo

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Un altro luogo dove troverete capannelli di cani ed i loro padroni si trova a Central Park. Le Pain Quotidien è un piccol bistrot dove verso le 7.30 si può prendere una tazza di caffe e far un piccolo stop durante la passeggiata mattutina. Solamente in questo frangente toverete cani liberi dal guinzagliò perché a quest’ora il parco è praticamente a disposizione loro e dei joggers. A differenza di quello che succedeva a Parigi non bisogna fare lo slalom fra vari ricordini lasciati sul selciato. Qui tutti raccolgono!

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Passeggiando nel parco potreste incappare in una statua che rappresenta un cane. Non ho resistito ed ho fatto una foto del mio quadrupede, mi sembravano similissimi…. pare anche a voi?

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La grande mela è davvero una città a misura di animale, grazie anche al fatto che parecchie famiglie ne posseggono uno. Ci sono moltissimi negozi dove acquistare qualsiasi oggetto vi possa servire, dal cappotto ( eh l’ho dovuto comperare…. un pastore tedesco col cappotto fa davvero ridere, ma poverino, c’erano giornate così fredde e ventose che mi era sembrata la cosa più saggia)

C43218FB-3091-4CE1-9E18-3CBFD4776F09alla cuccia o alle scarpe passando per i biscotti, la pappa ed i giochi. Ci sono negozi dove fare toilette o dove lasciare il cane quando voi non potete prendervene cura.

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Noi invece abbiamo trovato un dog sitter che viene a casa nostra quando ci capita di non esserci per qualche giorno. Effettivamente anche a me sembrava una cosa bizzarra, ma quando si ha un cane, si vuole andare via e non si ha nessuno che lo possa curare bisogna arrangiarsi e questo ci è sembrato il modo migliore e, fra parentesi, molto in uso qui.

Una cosa abbastanza frequente a New York e che mi ha stupito sono i dog shelter. Parecchi spazi ben organizzati che trovate un pò ovunque in città, qui gli animali abbandonati vengono dati in adozione. Molti sono i volontari che dedicano una parte del loro tempo agli animali e con cui potete parlare se siete intenzionati ad adottarne uno.

C’è un solo un luogo dove i cani non possono proprio entrare: la metropolitana o meglio possono andarci solo quelli che stanno in una borsa, insomma quelli formato mignon. Che dite prendo un borsone e ci faccio 4 buchi per le gambe? Potrebbe funzionare? …. Forse no…. meglio continuare a macinare miglia a piedi e correre e rotolarsi sull’erba per la felicità -spero- del mio peloso😉

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Coconut rice pudding

È un dolce che chiedo sempre appena lo vedo sulla carta dei dessert, me ne innamorai quando vivevo a Parigi, il famoso riz au lait. In Francia è un dolce davvero comune. Lo acquistavo al supermercato e mi piaceva parecchio. Anche in Italia facevo lo stesso. È un dessert  che per me rientra nei confort food. È morbido, dolce il giusto, e adatto alla stagione in cui stiamo entrando. (io comunque lo mangio anche in inverno….)

La ricetta che vi propongo l’ho trovata sullla rivista di cui vi ho parlato recentemente. Qui c’è l’aggiunta dei fiocchi di cocco, se non amate il suo gusto mettete qualche goccia di estratto di vaniglia e sarà esattamente come quello che mangiavo a Parigi ma con l’aggiunta di qualche fettina di mango che adoro.

Ingredienti per 2 persone:

  • 250 ml. acqua
  • 250 ml. latte
  • 100 ml. panna più extra se necessita
  • 110 gr. riso
  • 55 gr.zucchero
  • 1 pizzico di sale
  • 3 cucchiai di cocco disidratato
  • 1 mango affettato

In un pentolino unire l’acqua ed il riso e lasciare a bagno per 30 minuti. Mettere sul fornello e portare a bollore su fiamma media. Abbassare sino a quando il riso ha assorbito tutta l’acqua ( ci vorranno circa 5 minuti) Aggiungere il latte, la panna, lo zucchero ed il sale. Fare cuocere per circa 25/30 minuti. Aggiungere extra panna se preferite una consistenza più morbida. Versare i 3 cucchiai di cocco e servire nelle coppette. Questo dessert una volta raffreddato si accompagna bene con il mango ma anche con frutti di bosco, a voi la scelta.

Io l’ho mangiato come dolce di fine brunch all’ Atlantic Grill , un ristorante vicino a casa ed era delizioso anche accompagnato con del sorbetto al mango.

Enjoy!

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St. Patrick’s day

Il 17 Marzo, si festeggia San Patrizio, il patrono irlandese. La storia di questo Santo è abbastanza particolare, la volete conoscere?

Rapito dalla sua città  natale in Inghilterra quando ragazzo, viene portato in Irlanda e fatto schiavo. Dopo sei anni in cui accudisce le greggi, riesce a scappare e a tornare a casa. Lì, una notte, sente la chiamata divina e decide di entrare in un monastero dove si prepara a diventare prete. Patrizio inizia così il suo predicare alla ricerca di anime che avvicina al cristianesimo. Nel far  questo torna in Irlanda che diviene la sua nuova patria e che lo premierà riconoscendolo Santo Patrono. Si narra che St. Patrick fosse solito spiegare il mistero della Trinità usando un trifoglio, i petali, che formano un solo fiore, rappresentano il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.

Lo scorso sabato a New York si è tenuta la St. Patrik’s day parade. È la parata più antica e più grande che si tiene sul suolo americano. Gli  irlandesi, negli States, sono una grande comunità e vederli sfilare per la 5th. Avenue è davvero uno spettacolo! Arrivano da tutti gli angoli degli Stati Uniti per camminare in corteo vestendo almeno un indumento del colore della loro terra: il verde e mostrando con orgoglio il Trifoglio.

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La prima parade si tenne verso la fine del 1700 e furono i soldati irlandesi che servivano sotto l’esercito inglese che marciarono  per le vie di New York suonando musiche irlandesi. Dal quel lontano 1762 tutti gli anni si tenne la sfilata. Ogni anno sempre più sentita e gremita. Anche oggi sfilano persone che vestono i costumi  dell’epoca e non mancano musiche suonate da bande con il classico quilt.

Moltissimi sono gli americani con origini irlandesi che sono arruolati nei corpi di polizia e vederli sfilare con il petto all’infuori ed il mento alto è emozionante.

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La parata passa davanti alla Cattedrale di St. Patrick che si trova sulla quinta strada

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Tutta New York è in festa. Sulle strade si trovano venditori di  cappelli, collane e sciarpe verde trifoglio. I diners ed i ristoranti spesso  mettono nel menù il piatto nazionale irlandese: il corned beef and cabbage. Una curiosità che ho scoperto è quella che dice che nei campi venissero piantati i piselli durante la giornata del 17 marzo e che in tutte le case si preparasse l’ irish soda bread. 

Generalmente le tavole irlandesi durante questa festa sono apparecchiate con il color verde ed i trifogli, il pasto  spesso finisce con un dolce in cui il verde sia ben evidente

 

e quelle cupcakes, nonostante il colore un pò troppo verde, me la mangerei….

 

foto mypiesite e Pinterest

 

 

Springtime

Sto aspettando la primavera, anche voi? Qui a New York è ancora un pochino lontana ma il sole si fa più caldo ogni giorno ma l’aria resta ancora freddina e l’ora legale, qui già in vigore, ci regala serate più lunghe. Le vetrine dei negozi sono un tripudio di colori allegri: arancio,  rosa, azzurro, giallo….gli stessi colori che si trovano sui banchi dei fioristi, dove compero qualche fiore perché averne in casa mi fa stare bene.

Questo desiderio di colori primaverili, di tavole apparecchiate con nuances delicate e di ricette nuove finisce sempre per portarmi in libreria ad acquistare qualcosa che mi faccia sognare. Così la mia ultima gita in un bookstore è stata fruttuosa, ho trovato una rivista che, ne sono certa, piacerebbe anche a molte di voi: Entertain & Celebrate Spring.

Tante ricette, tante decorazioni floreali e bellissime tavole fanno si che spessissimo io finisca con l’avere in mano questo giornale.

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Volete dare anche voi un occhio? Ho scattato alcune foto ma se preferite potete acquistare la rivista online. Alla fine dell’articolo trovate il link.

Adoro tutte queste tavole. Sono fresche e delicate e ci danno tante idee, non pare anche a voi? Rosa e blu, giallo e bianco, verde delicato, quale vi piace di più? Apparecchiate in casa oppure in giardino

c’è da perderci la testa… come apparecchiereste voi quel bel tavolino tondo?

Nel prossimo post parleremo di ricette primaverili, di decorazioni con i fiori e di altro ancora. Vi aspetto.

Foto mypiesite e Entertain & Celebrate http://www.hoffmanmediastore.com/hoffman-specials-55/entertain-celebrate-spring-2019.html

Sono quasi stata fregata 😧

Lo so è parecchio che non mi faccio viva…. e un pochino me ne scuso. Mi ha fatto però tanto piacere sapere che a qualcuno sono mancata.

Oggi vi voglio raccontare di una cosa che mi è successa. Una cosa che mi ha lasciata turbata e preoccupata del fatto che erano quasi riusciti a derubarmi. Starete pensando: “ cosa stai dicendo Gisella?” Ora vi racconto.

Sono a casa, sono circa le dieci del mattino e suona il telefono, rispondo. Una voce di donna mi dice che il dipartimento governativo americano contro l’uso di stupefascenti ha aperto un’indagine a mio nome. Vi immaginate il mio stato d’animo? Preoccupazione, paura, ansia, agitazione tutte in un solo colpo! Mi viene detto che la conversazione sarà registrata e che è stata trovata una macchina affittata a mio nome con all’interno 10 kg. di cocaina e 19 conti bancari a me intestati con svariate transazioni poco chiare.

Giuro che quando ci si sente dire cose simili il raziocinio se ne va (o almeno a me è successo così) e si cade in balia di questi disgraziati che cercano di approfittarsi di te e la maggior parte delle volte si appropriano di ciò che è tuo perché il loro intento era quello di arrivare al mio conto bancario.

Dopo aver passato più di mezz’ora in balia di questi farabutti sono riuscita ad attaccare la cornetta grazie al fatto che ero riuscita a comunicare con mio marito che aveva avvertito la polizia ed entrambi mi avevano detto di abbandonare la comunicazione all’istante! Perché non lo avevo fatto prima? Perché questi bastardi erano riusciti a convincermi che se avessi attaccato sarei finita in un processo contro gli Stati Uniti….

Lo so, posso sembrare una sprovveduta, cosa che non credo di essere e questo post vuole essere un modo per denunciare tanti raggiri in cui a volte si cade.

Il mio personale modo di reagire a quanto è accaduto è quello di denunciare il fatto, di fare in modo che tutti coloro che mi leggono stiano all’erta, che facciano un passa parola in modo che nessuno possa sprofondare in uno stato di agitazione e tensione che non ti permette di agire in maniera normale e razionale. 

Probabilmente in Italia usano altre scuse ma vi prego, antenne alzate. Può capitare a tutti e nel caso  vi fosse successo denunciate senza alcuna vergogna.

Chi si deve vergognare non siamo noi!

Vi abbraccio e vi prometto che il prossimo post sarà molto più leggero

A presto

 

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